Cliccando qui si può vedere l'intervista a Don Giorgio andata in onda all'interno del programma "O anche no Estate" su Rai 3 il 14 luglio scorso.
Presentazione del libro di don Giorgio "La gioia, Alex e il prete", avvenuta il 6 maggio 2024 nella chiesa di Santa Sofia con don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la Pastorale.
Innanzitutto ringrazio il Vescovo che mi ha chiesto di parlarvi, anche se per me non è stato facile capire cosa dovevo dirvi.
So che devo dirvi qualcosa, anche se non vi siete radunati per ascoltare una predica: il Sinodo dei giovani, anzi, è stato indetto per ascoltarvi.
Credo che possiate apprezzare questa scelta (di volervi ascoltare): gli adulti di solito non chiedono consiglio ai giovani, ma non perché siano tutti presuntuosi. Chi ha vissuto a lungo ha fatto tante esperienze e questo significa che ha dovuto imparare sulla propria pelle, a volte soffrendo, magari anche prendendo delle grosse fregature o restando deluso.
Questo comporta due conseguenze. La prima: chi ha una certa esperienza tende un po' a guardare dall'alto in basso chi non ce l'ha, tende a dire: "Non sono io che devo imparare da te: sei tu che devi ascoltare e devi imparare da me".
La seconda, sempre per via dell'esperienza e delle fregature, è che ci sono pochi adulti che si buttano su qualcosa di nuovo; la maggior parte degli adulti (e dei preti come me) dice: "Ci abbiamo già provato; l'abbiamo già fatto; non è possibile; non si può fare...".
Apro una parentesi: per scrivere uso una tastiera predittiva: quando digito una lettera mi appaiono tre parole che cominciano con quella lettera; se nessuna delle tre è la parola giusta, digito anche la seconda lettera e così via. Dopo che ho scritto una parola, ne appaiono altre tre anche senza digitare la prima lettera. Quando ho scritto "non si può fare", la tastiera mi ha offerto tutte e quattro le parole al primo colpo. "Non si può fare" è una delle frasi più stupide al mondo. È una frase così banale e ovvia che la tastiera la può scrivere anche da sola! Chiusa la parentesi.
Dicevo che molti adulti pensano di non dover imparare da chi è più giovane e non si buttano sulle novità, anzi: considerano quelli che cercano qualcosa di nuovo come degli ingenui, dei sognatori... un po' stupidi, insomma.
È una specie di malattia degenerativa che colpisce gli organi della speranza: gli occhi non sanno più vedere le opportunità, le orecchie diventano selettivamente sorde agli appelli del futuro, il cuore batte sempre più lento e non si scalda quasi più.
La cosa grave è che questa malattia non colpisce solo gli arteriosclerotici come me, ma alle volte contagia anche i giovani.
Qualche giovane (purtroppo) si mette ad ascoltare i vecchi saggi e dice: "Questi hanno esperienza. Se questi dicono che non si può fare, avranno i loro buoni motivi! Se dicono che siamo degli illusi non dobbiamo ignorare i loro avvertimenti. Se ci hanno già provato loro e non ci sono riusciti, vuoi che ci riusciamo noi? È inutile sprecare energie per progetti irrealizzabili!".
Per non fare la fine e la figura degli stupidi, non si muovono.
Ma molti adulti sono come i sapienti di Gerusalemme: sanno tutto! Sanno anche dove nascerà il Messia, ma non si muovono, non ci vanno. Se i Magi fossero stati come loro, non sarebbero mai partiti. Avrebbero detto: "E se poi non lo troviamo? E se non c'è? Lo sai cosa si dice della Palestina? Che ci nasce un profeta al giorno e un Messia all'anno. E tu vuoi che siamo proprio noi quelli che trovano quello giusto? Stiamo a casa e non facciamo brutte figure!".
Michele Serra ha scritto un libro che odio, dal titolo "Gli sdraiati" e adesso è uscito pure il film. Gli "sdraiati" sareste voi, i giovani d'oggi, i coetanei di suo figlio che secondo lui sta sempre sdraiato sul divano con lo smartphone in una mano, la tastiera del computer nell'altra, le cuffie dell'iPod nelle orecchie, una sigaretta in bocca e magari un libro di scuola davanti agli occhi.
Odio il libro di Michele Serra perché penso che sia stata una vigliaccata far sapere al mondo che suo figlio non pulisce il lavandino e il water e tutti gli altri suoi difetti, quando lui, Michele Serra, riconosce di non avere il coraggio di parlare con suo figlio e di far rispettare in casa le regole fondamentali. Spero che suo figlio scriva un altro libro: "Il padre degli sdraiati", ma ho paura che non lo farà e che continuerà a punire suo padre obbligandolo a vedere tutti i giorni il risultato della sua non-educazione: un figlio sdraiato, appunto, senza entusiasmo, apparentemente senza interessi e senza voglia di vivere.
In Italia oggi ci sono due milioni di "neet": giovani che non lavorano, non studiano e non sono in formazione. In Veneto sono 120.000. Penso e spero che nessuno di voi sia un neet, uno sdraiato.
Io ammiro i giovani che hanno il coraggio di andare anche lontano pur di lavorare per avere un futuro, e magari per fare ricerca, per darci un futuro a tutti. Se questo Paese non gli dà l'opportunità di lavorare qui, non se li merita.
Io ammiro quei giovani che hanno il coraggio di andare lontano per mettere a disposizione dei Paesi più poveri le loro competenze e creare un futuro diverso per chi è stato impoverito e sfruttato dalla rapacità dei Paesi ricchi.
Io ammiro anche quei giovani che magari restano qui ma sanno guardare lontano e si giocano la vita non con gli sport estremi, ma scegliendo la condivisione con i poveri, i disabili, gli ultimi... non solo per due ore al mese o per un'ora alla settimana, ma in modo stabile, continuativo.
Io ammiro quei giovani che si decidono e prendono una strada, e la percorrono fino in fondo, rinunciando a tutte le altre strade possibili per viverne almeno una!
Certo, da noi adulti non vengono molti incoraggiamenti. Sapete perché? Perché molti adulti vi temono e vi invidiano.
Hanno paura di voi perché se adesso tutti voi voleste una casa e un lavoro non ce ne sarebbero abbastanza per tutti. Ma soprattutto vi invidiano perché vorrebbero avere il vostro fisico e il vostro tempo. Per questo vi dicono, come hanno detto a me quando avevo 16 anni (è stato un dirigente della squadra di basket): "Non aver fretta di impegnarti, pensa a divertirti. Finché sei giovane goditi la vita! Avrai tempo per le preoccupazioni, i problemi, gli impegni!". Certi adulti ti raccontano la vita adulta come una galera perché loro la vivono come una galera! Ti raccontano il matrimonio non come una storia di amore ma come una gabbia. Parlano dei figli come di un peso o addirittura una fregatura: "Eh, purtroppo è rimasta incinta, siamo rimasti fregati...". Il lavoro te lo descrivono come una schiavitù purtroppo necessaria. La vita ideale, secondo loro, sarebbe vivere senza lavorare, divertendosi in tutti i modi, perciò ti dicono: resta giovane più che puoi!
Non credetegli: scegliete cosa volete fare nella vita e fatelo.
Se come giovani c'è poco posto per voi nel mondo, se come giovani non sapete bene cosa fare, allora diventate grandi!
Chiedete a Dio di darvi una traccia e seguitela. Chiedete di trovare la vostra stella e non abbiate paura di andarle dietro. Potreste anche trovarvi su sentieri poco battuti o potreste addirittura dover aprire nuove vie: ma se non lo fate voi, chi lo farà?
Ci sono anche vie antiche che non sono più frequentate: qualcuno di voi potrebbe anche diventare prete, o suora, o monaco, o missionario. Qualcuno potrebbe accogliere dei figli in affido o in adozione. Qualcuno potrebbe scoprire a contatto con i disabili un'umanità che non conosceva e che può farlo migliore. Qualcuno potrebbe accettare la sfida impegnativa e bellissima di una vita comunitaria di nuovo tipo, o di vecchio tipo. Molti potrebbero scoprire che per sposarsi non sono indispensabili € 25.000 e un wedding planner, e nemmeno convivere per prova, o aspettare di aver esaurito tutte le mete turistiche estive e invernali.
Diventare adulti non è una maledizione: è la realizzazione; spendere la vita, donarla è l'unico modo per non trovarsi un giorno, da vecchi, soli e invidiosi di chi è ancora giovane.
Essere giovani può fare un po' paura o per lo meno dare un senso di vertigine perché ci sono tante possibilità davanti, e si pensa: "E se mi sbaglio?". Ma l'errore più grande sarebbe decidere di abitare in una tenda in mezzo all'aiuola di Piazzale Stanga e restare lì per paura di prendere una direzione.
Solo se accettate la sfida di diventare grandi, di prendervi delle responsabilità, potrete intercettare i messaggi che vengono dal futuro e guidare questo mondo e questa chiesa fuori dal pantano in cui tante volte sono incagliati.
Per favore, non dite: "Non tocca a me", "Sono troppo giovane", "Non ne sono capace", "Non sono pronto"...
Chi vi dice: "Aspetta e intanto divertiti" vi tradisce, non è vostro amico.
Chi vi considera solo come consumatori, come fette di mercato, non è vostro amico.
Cristo è vostro amico e vi dice: "Vieni, seguimi".
Cercatelo, se ancora non lo avete trovato, e se l'avete già incontrato, seguitelo.
Ascoltate il suo Vangelo, dialogate con lui nella preghiera. Vivete le sue scelte.
Sarete voi la luce del mondo, sarete voi il sale della terra.
In questi giorni si sono moltiplicate le riflessioni provocate dalla scelta di Fabiano Antoniani (dj Fabo): vorrei offrire anche la mia. Riesco a comprendere chi chiede di poter morire per mettere fine a forti dolori fisici o psichici. Spero che ci siano altri modi per aiutare queste persone, ma se non ci si riesce, capisco che non tutti riescano a trovare motivi per continuare a vivere soffrendo: lo capisco molto bene.
Quel che non capisco bene è l’uso di certe parole: con le parole passano le idee che poi si realizzano nei fatti. Quando si parla di condizioni di vita e di morte dignitose bisogna stare attenti: la parola “dignità” può dare origine a un tragico fraintendimento. È vero che bisogna sempre rispettare la dignità di ogni persona e garantirle un trattamento umano in ogni circostanza. Ma quando le modalità di cura e assistenza non appaiono più “dignitose” (a chi? in base a quali criteri?) allora la vita perde la sua dignità? Non è più degna di essere vissuta?
Dal bellissimo e durissimo lavoro teatrale e libro di Marco Paolini “Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute”, ho appreso che l’olocausto di 400.000 disabili nella Germania nazista è iniziato nel 1938/9 con una lettera, indubbiamente sofferta, di un padre che chiedeva a Hitler la grazia di liberare suo figlio, nato con gravissime disabilità, dal peso di una vita non degna di essere vissuta. La clinica dove dj Fabo ha trovato la morte desiderata si chiama Dignitas e il suo motto è “vivere degnamente, morire degnamente”, lasciando intendere che ci siano condizioni di vita che non la rendono più degna di essere vissuta.
Io credo che per quanti farmaci siamo costretti ad assumere e per quanti tubi e tubicini possano infilare nel nostro corpo, nessuno può toglierci la nostra dignità, nemmeno noi stessi.
L’unico modo in cui una persona può perdere la dignità, a mio avviso, è diventando corrotto, cioè così assuefatto alla falsità da non sentire più rimorsi e da non capire il male che fa agli altri. Ma per questi ovviamente non si pone il problema di liberarli da una vita indegna.
Lo pone a volte chi non riesce a essere come gli altri, a fare ciò che fanno gli altri, a godere della vita come gli altri. Anche questo lo capisco: essere diversi e dover restare alla finestra o non arrivare nemmeno alla finestra è dura, a volte durissima. Ma, per favore, non parliamo di dignità: a questa possiamo abdicare solo noi.
don Giorgio Ronzoni tetraplegico, parroco di Santa Sofia in Padova
Carissimi amici di don Giorgio,
eccovi l’invito per “La Pietra Scartata” giovedi 25 febbraio all’OPSA di Sarmeola alle ore 20.45.
Quest’anno sono state invitate due donne che hanno fatto un bellissimo percorso di riconciliazione: sono la moglie di un carabiniere ucciso e la mamma del ragazzo che ha compiuto l’omicidio.
Insieme, dopo un percorso che le ha avvicinate, hanno fondato l’associazione AmiCainoAbele
E’ un bellissimo evento!
A presto
Il Consiglio Direttivo
LA PIETRA SCARTATA RiCostruire Vita
Serata di immagini, musica e parole
Giovedì 25 febbraio ore 20.45 / Teatro dell'Opsa di Sarmeola di Rubano (PD)
Via della Provvidenza 68
IRENE SISI e CLAUDIA FRANCARDI
Associazione AmiCainoAbele
Musica con ROBERTO DALLA VECCHIA
INGRESSO LIBERO
Irene è la madre di Matteo Gorelli, il giovane di 20 anni che nel 2011 aggredì due carabinieri a Pitigliano provocando la morte di uno dei due. Claudia è la moglie del carabiniere ucciso.
Insieme hanno fondato l'associazione AmiCainoAbele”, nata dopo un lungo percorso che ha avvicinato le due donne, unite dal dolore, ma anche dal perdono.
La pietra scartata è organizzata da : Fondazione Fontana onlus, Atantemani, Impresa Solidale, Opsa, Ufficio Diocesano di Pastorale della Missione, UILDM Padova onlus.
In collaborazione con: Caritas, Fondazione I.R.P.E.A, Medici con l'Africa Cuamm, Diritti+Umani, Centro Servizi Volontariato Padova,
Associazione Amici di Don Giorgio, Un attimo di Pace, Ristretti Orizzonti.
Info: 049.8079391 / 334.1124645 / www.fondazionefontana.org
Dal 29 al 31 gennaio 2016 si terrà a Verona il convegno "Le Pietre Scartate: Vite Inutili O Pietre Angolari?" che toccherà argomenti estremamente interessanti, cari all'Associazione.
GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA
APERTURA DELLA “PORTA SANTA DELLA CARITÀ” E SANTA MESSA
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Ostello della Caritas in Via Marsala, Roma
Venerdì, 18 dicembre 2015
Dio viene a salvarci, e non trova miglior maniera per farlo che camminare con noi, fare la vita nostra. E nel momento di scegliere il modo, come fare la sua vita, Lui non sceglie una grande città di un grande impero, non sceglie una principessa, una contessa per madre, una persona importante, non sceglie un palazzo di lusso. Sembra che tutto sia stato fatto intenzionalmente quasi di nascosto. Maria era una ragazzina di 16/17 anni, non di più, in un villaggio sperduto nelle periferie dell’impero romano; e nessuno conosceva quel villaggio, sicuramente. Giuseppe era un ragazzo che l’amava e voleva sposarla, un falegname che guadagnava il pane di ogni giorno. Tutto in semplicità, tutto nel nascondimento. E anche il ripudio… - perché erano fidanzati, e in un villaggio così piccolo, voi sapete come sono le chiacchiere, vanno in giro -; e Giuseppe se ne accorse che lei era incinta, ma lui era giusto. Tutto di nascosto, malgrado la calunnia e le chiacchiere. E l’Angelo spiega a Giuseppe il mistero: “Quel figlio che la tua fidanzata porta in sé è opera di Dio, è opera dello Spirito Santo”. “Quando Giuseppe si destò dal sonno fece quello che aveva ordinato l’Angelo del Signore”, e andò da lei e la prese in sposa (cfr Mt 1,18-25). Ma tutto di nascosto, tutto umile. Le grandi città del mondo non sapevano nulla. E così è Dio fra noi. Se tu vuoi trovare Dio, cercalo nell’umiltà, cercalo nella povertà, cercalo dove Lui è nascosto: nei bisognosi, nei più bisognosi, nei malati, gli affamati, nei carcerati.
E Gesù, quando ci predica la vita, ci dice come sarà il giudizio nostro. Non dirà: Tu, vieni con me perché hai fatto tante belle offerte alla Chiesa, tu sei un benefattore della Chiesa, vieni, vieni in Cielo. No. L’entrata in Cielo non si paga con i soldi. Non dirà: Tu sei molto importante, hai studiato tanto e hai avuto tante onorificenze, vieni in Cielo. No. Le onorificenze non aprono la porta del Cielo. Cosa ci dirà Gesù per aprirci la porta del Cielo? “Ero affamato e mi hai dato da mangiare; ero senzatetto e mi hai dato una casa; ero ammalato e sei venuto a trovarmi; ero in carcere e sei venuto a trovarmi” (cfr Mt 25,35-36). Gesù è nell’umiltà.
L’amore di Gesù è grande. Per questo oggi, nell’aprire questa Porta Santa, io vorrei che lo Spirito Santo aprisse il cuore di tutti i romani, e facesse loro vedere qual è la strada della salvezza! Non è il lusso, non è la strada delle grandi ricchezze, non è la strada del potere. E’ la strada dell’umiltà. E i più poveri, gli ammalati, i carcerati - Gesù dice di più - i più peccatori, se si pentono, ci precederanno nel Cielo. Loro hanno la chiave. Colui che fa la carità è colui che si lascia abbracciare dalla misericordia del Signore.
Noi oggi apriamo questa Porta e chiediamo due cose. Primo, che il Signore apra la porta del nostro cuore, a tutti. Tutti ne abbiamo bisogno, tutti siamo peccatori, tutti abbiamo bisogno di sentire la Parola del Signore e che la Parola del Signore venga. Secondo, che il Signore faccia capire che la strada della presunzione, la strada delle ricchezze, la strada della vanità, la strada dell’orgoglio, non sono strade di salvezza. Che il Signore ci faccia capire che la sua carezza di Padre, la sua misericordia, il suo perdono, è quando noi ci avviciniamo a quelli che soffrono, quelli scartati nella società: lì è Gesù. Questa Porta, che è la Porta della Carità, la Porta dove sono assistiti tanti, tanti scartati, ci faccia capire che sarebbe bello che anche ognuno di noi, ognuno dei romani, di tutti i romani, si sentisse scartato, e sentisse il bisogno dell’aiuto di Dio. Oggi noi preghiamo per Roma, per tutti gli abitanti di Roma, per tutti, incominciando da me, perché il Signore ci dia la grazia di sentirci scartati; perché noi non abbiamo alcun merito: soltanto Lui ci dà la misericordia e la grazia. E per avvicinarci a quella grazia dobbiamo avvicinarci agli scartati, ai poveri, a quelli che hanno più bisogno, perché su questo avvicinarsi tutti noi saremo giudicati. Che il Signore oggi, aprendo questa porta, dia questa grazia a tutta Roma, ad ogni abitante di Roma, per poter andare avanti in quell’abbraccio della misericordia, dove il padre prende il figlio ferito, ma il ferito è il padre: Dio è ferito d’amore, e per questo è capace di salvarci tutti. Che il Signore ci dia questa grazia.
Parole pronunciate dal Santo Padre al termine della Santa Messa:
E’ vicino il Natale, è vicino il Signore. E il Signore quando è nato era lì, in quella mangiatoia, nessuno se ne accorgeva che era Dio. In questo Natale io vorrei che il Signore nascesse nel cuore di ognuno di noi, nascosto… così che nessuno se ne accorga, ma che il Signore ci sia. Vi auguro questo, questa felicità della vicinanza del Signore.
Voi pregate per me e io prego per voi. Grazie.
Giorgio
Carissimi amici e amiche,
è stato bello ritrovarsi per scambiarci gli auguri di Natale davanti alle vivande magistralmente imbandite da Maurizio.
Come vi ho detto in quell'occasione, e come ripeto ora a beneficio di quanti non hanno potuto partecipare al nostro incontro, proseguo con la fisioterapia e ho cominciato ad usare una carrozzina che spingo da solo a forza di braccia.
Si ampliano quindi il limiti della mia autonomia grazie al vostro aiuto.
Il mio obiettivo, però, non è raggiungere chissà quale traguardo di autosufficienza, bensì aver cura del mio corpo in modo che io possa continuare a esercitare il ministero presbiterale.
Ma è bello per me ricevere il vostro aiuto, perché so che provvedendo alle mie necessità materiali voi in realtà volete darmi il vostro amore. Per questo ricevo con gioia e gratitudine.
Grazie a voi vivo un perenne Natale e apro regali tutto l'anno.
Il mondo in cui viviamo sovrastima modo esagerato l'autonomia ed esalta chi "non deve chiedere niente a nessuno", ma poi ci pensa la vita a renderci bisognosi dell'aiuto degli altri.
Ecco che allora la vecchiaia e l'handicap vengono considerati come umiliazioni e condizioni di vita indegne, ma non è vero: le umiliazioni ci sono solo se qualcuno dà in modo umiliante. Anzi, in fondo l'umiliazione c'è solo se qualcuno si convince di essere stato umiliato.
E poi, con buona pace di Carletto Marx, il mondo non si riduce allo scambio di beni e servizi: la vita vera consiste soprattutto nel libero scambio di affetto, di stima e di gioia.
È vero che, secondo una frase di Gesù riportata non nei Vangeli ma da San Paolo, "c'è più gioia nel dare che nel ricevere", ma è importante essere capaci dell'una e dell'altra cosa.
Beh, adesso basta con la saggezza. D'altra parte, da un prete ci si deve sempre aspettare una predica: è praticamente inevitabile.
Vi abbraccio tutti virtualmente, ma se capitate dalle parti della canonica durante le feste, sarò più felice di abbracciarvi fisicamente.
Buon Natale
Giorgio
Carissimi amici di don Giorgio,
ci incontriamo per scambiarci gli auguri di Natale
Domenica 13 dicembre 2015 alle ore 19
nella chiesa di Santa Sofia per partecipare alla messa con don Giorgio e ritrovarci poi in patronato per un momento conviviale.
Nell’occasione sarà presentato il documentario “La sedia di cartone” che racconta una piccola grande esistenza che unisce con forza la condizione di disabilità alla vita della comunità. Jeoffrey non si può muovere autonomamente e per migliorare le sue condizioni di vita ha bisogno di un’attrezzatura specialistica. Come può essere garantita questo tipo di attrezzatura in un paese rurale del Kenya, dove a mancare sono i servizi di base? Per Jeoffrey, così come per molti altri bambini affetti da disabilità seguiti da Saint Martin CSA, un gruppo di fisioterapisti ha iniziato a costruire degli ausili con materiali poveri riciclati. Prodotto da Fondazione Fontana Onluse dal St. Martin CSA, in collaborazione con Videozuma e con il sostegno di OPSA Opera della Provvidenza San Antonio di Padova. Regia, fotografia e montaggio di Marco Zuin. Soggetto di Luca Ramigni.
Vi aspettiamo!
Il Consiglio Direttivo
Cari amici,
a questo link potete leggere e scaricare gli auguri di buona Pasqua di Don Giorgio.
Don Giorgio, il 17 marzo scorso, ha incontrato Ernesto Olivero, fondatore del Sermig di Torino. Olivero ha parlato dell'incontro con don Giorgio nella rubrica audio "Buona Giornata" presente nel sito ufficiale del Sermig.
È possibile ascoltare le sue parole a questo link.
Il 21 febbraio nelle pagine dell'Osservatore Romano è apparso un articolo su Don Giorgio. La penna è quella di Marco Valenti, è possibile leggerlo a questo link, in quinta pagina.
Ugo Moretto ha voluto condividere con noi alcune riflessioni sul Natale.
A questo link potete leggere il suo testo "Indagine su un Natale al di sopra di ogni sospetto".
Buona lettura!
Carissimi amici,
Anche quest'anno don Giorgio manda i suoi auguri di Natale a tutti i soci.
È possibile scaricarli a questo link.
Il Consiglio Direttivo si unisce a don Giorgio per augurare a tutti buon Natale e felice anno nuovo.
L'articolo si trova anche sul sito di Unimondo.
A questi link è possibile leggere il pezzo:
Vita Trentina
Unimondo
"Un sacerdote tra calice amaro e luce di Pasqua", scritta da Maurizio Schoepflin, è stata pubblicata sulle pagine di Avvenire, l'11 marzo scorso.
È possibile leggerla a questo link:
Un sacerdote tra calice amaro e luce di Pasqua
Ai seguenti link è possibile leggerli e scaricarli.
Una pietra scartata: La vita di don Giorgio su una sedia a rotelle - Francesco Jori -
Dieci anni di pasti solidali onorati con 100 coperti
venerdi 14 marzo alle 20.45 presso l’Opera della Provvidenza (Via della Provvidenza 68, Sarmeola di Rubano), siete tutti invitati a partecipare a “La pietra scartata”, l’evento annuale promosso da alcune associazioni che lavorano e riflettono sulla forza che nasce dall’incontro con la fragilità.
Ci sarà un’intervista a Jean Vanier, fondatore dell’Arche, e parteciperà anche don Giorgio, che ha devoluto il ricavato dei diritti d’autore del suo libro “Una pietra scartata” alla comunità dell’Arche del Kenya.
Vi aspettiamo!
Il Consiglio Direttivo
è stato pubblicato il libro di don Giorgio “Una pietra scartata” che raccoglie le lettere settimanali del “Pace a Voi” e già i primi lettori esprimono gratitudine per il bene che diffonde. Potete vedere le recensioni e il blog di Luigi Accattoli collegandovi ai link:
vinonuovo.it
luigiaccattoli.it
1. Per desiderio di don Giorgio i diritti d’autore saranno devoluti alla comunità L’Arche in Kenya www.larchekenya.org/ in cui vivono assieme persone con e senza disabilità, fondata da don Gabriele Pipinato sulle orme di Jean Vanier.
2. A chi rinnova l’adesione associativa per l’anno 2014 il bellissimo volumetto sarà dato in omaggio. Potrete rinnovare l’adesione e ritirare il libro DOMENICA 16 FEBBRAIO 2014 a Santa Sofia dopo la messa delle 10.
Con amicizia
Il Consiglio Direttivo
ai soci dell'Associazione
ai parrocchiani
Buon anno a tutti!
Cliccando qui è possibile accedere alla pagina del sito.
Leggi il testo della lettera
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